I RISCHI DEGLI SPORT IN MONTAGNA
Praticare sport invernali come sci, pattinaggio o ciaspole può essere molto appassionante, ma è fondamentale non sottovalutare la stanchezza. La stanchezza, infatti, rappresenta uno dei principali fattori di rischio per gli incidenti.
Secondo i dati del Sistema di Sorveglianza sugli Incidenti in Montagna (SIMON), coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, la stanchezza e la distrazione causano circa un terzo degli incidenti sulla neve.
E’ MOLTO IMPORTANTE riconoscere i segnali, i propri limiti e sapere quando fermarsi. Non bisogna mai sottovalutare sintomi come:
- dolore muscolare
- movimenti meno fluidi
- fame
- sensazione di freddo
Come ridurre il rischio di infortuni?
Innanzitutto bisognerebbe pianificare una preparazione mirata, iniziando un paio di mesi prima di affrontare le piste, per ridurre il rischio di lesioni a muscoli, legamenti e articolazioni. Sarebbe necessario seguire un programma di potenziamento muscolare, adatto alle proprie esigenze fisiche, e abbinarci soprattutto un riscaldamento adeguato con esercizi di stretching prima di ogni attività sulla neve.
E’ fondamentale anche valutare il proprio stato di forma fisica, soprattutto di resistenza muscolare, prima di iniziare anche attività apparentemente meno impegnative come lo slittino. Pur essendo molte attività invernali che tendenzialmente vengono praticate da soli, invece bisogna sempre muoversi in gruppo per avere aiuto in caso di affaticamento, crampi o dolori muscolari.
Ovviamente è importante anche seguire una dieta sana e adeguata, idratandosi molto e scegliendo cibi leggeri ma nutrienti, per avere le energie necessarie per affrontare gli sport invernali, che spesso sono più impegnativi fisicamente. Solo così viene mantenuta un’ adeguata riserva di glucosio intramuscolare, che rallenta l’insorgenza della fatica e consente al corpo di sostenere l’attività fisica mantenendo riflessi sempre pronti.
L’idratazione è altrettanto importante: bere acqua, bibite tè o tisane aiuta a mantenere una buona concentrazione, evitando bevande alcoliche come bombardini, che possono invece compromettere riflessi ed alterare la capacità di attenzione. Per esempio anche durante una semplice escursione con le ciaspole, bisogna fare attenzione a dove si mettono i piedi.
Cosa fare dopo una caduta sulla neve?
Le cadute causate da distrazione o affaticamento sulla neve e sul ghiaccio, specialmente se succedono a velocità elevata o in collisioni con altre persone, possono provocare diversi infortuni alle gambe, ginocchia, caviglie, spalle, mani, gomiti, polsi e anche il bacino
In generale quindi ad esempio, più uno sciatore è preparato e più è attento a sciare, più sarà sicuro sulle piste. Pertanto, gli appassionati di sport invernali dovrebbero sempre andare sulle piste ben riposati, riscaldarsi prima, fare pause sufficienti, bere molti liquidi e aumentare gradualmente la velocità di percorrenza e la difficoltà delle discese,
è consigliabile praticare uno sport moderato ma regolare al di fuori della stagione sciistica. Non è importante l’intensità dello sport, ma solo la regolarità dell’esercizio.
Cosa succede in montagna quando si osserva una caduta?
Ogni appassionato di sport invernali è tenuto a prestare soccorso in caso di incidente. La prima cosa da fare è mettere in sicurezza il luogo dell’incidente, verificare lo stato dell’infortunio, chiamare i soccorsi e prestare il primo intervento all’infortunato.
Quali dispositivi di sicurezza proteggono dagli infortuni in montagna e sugli sci?
Il casco da sci offre la protezione più importante. Tuttavia, anche le protezioni sulla schiena e sui polsi possono essere una buona protezione aggiuntiva se gli sciatori non si lasciano tentare da comportamenti sciistici più rischiosi.
In caso di fratture o lussazioni evidenti, bisogna contattare immediatamente i soccorsi ed andare al pronto soccorso. Altrimenti, bisogna monitorare il dolore ed i sintomi e comunque sospendere l’attività sportiva . Se il dolore persiste per più di 1-2 giorni, se si avvertono difficoltà di movimento, gonfiore, ematomi o limitazioni funzionali, bisogna consultare uno specialista.
In genere, l’ortopedico, oltre alla visita clinica, può prescrivere esami diagnostici strumentali per identificare eventuali lesioni non visibili. Può prescrivere farmaci analgesici per calmare il dolore, consigliare un tutore o l’uso di bastoni canadesi per un certo periodo variabile da caso a caso.
Dopo la fase acuta, è utile un controllo per valutare la guarigione e definire un eventuale percorso terapeutico, con protocolli riabilitativi, trattamenti per ridurre gonfiore e dolore o altre terapie conservative. Nei casi più complessi, come lesioni ai legamenti in pazienti con particolari necessità di recupero funzionale o fratture scomposte, può essere indicato ricorrere alla chirurgia.
Se vuoi avere maggiori informazioni, chiamo lo studio Di Feo al numero 06/6600 0893 e prendi un appuntamento coi nostri specialisti.
